Egan Bernal rettifica alcune sue dichiarazioni di due settimane fa. Il colombiano, infatti, in un’intervista a Le Monde aveva mosso delle accuse verso la federazione del suo paese: “Non posso dire se ne ho fatto uno o cento quest’anno, ma sicuramente un numero più vicino a uno” aveva dichiarato il più giovane vincitore del Tour de France degli ultimi cento anni, causando anche la pronta risposta della federazione colombiana. Lo scalatore del Team Ineos, però, ci ha tenuto ad aggiustare il tiro e, ai microfoni diCyclingnews, ha dichiarato che le sue parole erano state estrapolate da un contesto differente, dicendosi anzi soddisfatto del lavoro svolto dalla sua federazione in considerazione del budget a disposizione.
“Sembrava che io criticassi la federazione, ma non è così, la federazione sta facendo un buon lavoro – ha spiegato, senza dimenticare i casi di positività di Jarlinson Pantano e degli altri suoi due connazionali che aveva invece portato alla chiusura anticipata della Manzana Postobon – Per noi è difficile, in quanto colombiani la nostra reputazione è seriamente danneggiata. Il controllo antidoping sta migliorando. Ci sono dei casi di positività, ma non solo in Colombia anche altrove. Bisogna anche comprendere che la Colombia non è uno stato del terzo mondo, ma non dispone nemmeno del budget di Francia, Italia e Spagna. Non si possono paragonare. Magari è una federazione ricca di talenti, ma i test costano e io credo stiano facendo quello che possono con il budget a loro disposizione”.
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